Il consumo giornaliero di EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico), abbinato ad un corretto stile di vita (soprattutto alimentare), aiuta a limitare - o consente talvolta di sospendere - l’uso dei farmaci per il controllo della pressione.
Sono le conclusioni cui giunge una ricerca condotta presso il Center for Epidemiology, Biostatistics and Computational Biology, in Colorado (USA). Si tratta di una metanalisi, cioè di uno studio che prende in esame i risultati di numerosi trial clinici, che è stato pubblicato sull’American Journal of Hypertension.
L’ipertensione quasi sempre è dovuta a uno stile di vita inadeguato.
La pressione sanguigna elevata - o ipertensione - affligge in Italia circa il 33% degli uomini e il 31% delle donne, e può contribuire all’insorgenza di coronaropatie e insufficienza cardiaca.
Si considera elevata una pressione “massima” che supera i 140 mmHg (millimetri di mercurio) e una “minima” sopra i 90 mmHg.
La maggior parte dei casi d’ipertensione è causata da stili di vita non adeguati. Fattori di rischio sono l’abuso di alcol, la sedentarietà, il fumo e lo stress.
Effetti maggiori sui pazienti ipertesi
Lo studio ha preso in esame 70 trial (studi) condotti su adulti cui sono stato somministrati EPA + DHA in forma di integratori, o di pesce, per più di 3 settimane, confrontati con soggetti cui è stato somministrato un placebo.
Alcuni dei soggetti coinvolti soffrivano di pressione alta ma non assumevano farmaci, altri invece avevano la pressione sanguigna nella norma.
Rispetto al gruppo placebo, il consumo di EPA e DHA ha comportato un calo medio della pressione massima di 1,52 mmHg e minima di 0,99 mmHg in tutti i soggetti trattati.
Gli effetti più significativi del trattamento sono stati osservati però negli adulti ipertesi in cui la diminuzione media della pressione massima è stata di 4,51 mmHg e di 3,05 mmHg della minima.
Anche i normotesi hanno beneficiato del trattamento, manifestando una riduzione della pressione arteriosa massima di 1,25 mmHg e minima di 0,62 mmHg .
Una riduzione della pressione massima di 1,75 mmHg e di quella minima di 1,11 mmHg è stata evidenziata inoltre tra i soggetti che assumevano integratori a base di olio di pesce, indipendentemente dallo stato della pressione sanguigna iniziale.
I risultati osservati nei pazienti ipertesi si sono rivelati gli stessi, se non maggiori in alcuni casi, degli effetti di uno stile di vita adeguato. Studi precedenti hanno mostrato infatti che riducendo i consumo di sale la pressione sistolica diminuiva del 3,6 mmHg, aumentando l’attività fisica del 4,6 mmHg e riducendo il consumo di alcol del 3,9 mmHg.
(da notare il fatto che non venga presa in considerazione la riduzione dei carboidrati: sicuramente il cambiamento che comporta i risultati più eclatanti).
EPA e DHA riducono la pressione sanguigna
Complessivamente i dati indicano che l’assunzione di almeno 2 gr di EPA + DHA al giorno può ridurre la pressione sanguigna con benefici maggiori tra gli individui ipertesi che non usano farmaci antipertensivi.
Una dose più bassa (tra 1 e 2 gr al giorno) può ridurre la pressione massima ma non la minima.
Secondo i ricercatori l’effetto sulla pressione da parte degli Omega 3 sarebbe dovuto alla capacità di regolare le funzioni dell’endotelio, cioè il sottile strato di cellule che riveste l’interno dei vasi sanguigni.
L’endotelio possiede un ruolo centrale nella regolazione della pressione arteriosa.
Studi recenti hanno infatti registrato un miglioramento della funzione endoteliale in risposta all’assunzione di EPA e DHA in soggetti con ipertensione e a rischio di patologie cardiovascolari.
Questi risultati hanno un’importante rilevanza clinica: la riduzione di 2 mm Hg della pressione riduce il rischio della mortalità per ictus del 6%, di quella per malattie cardiache del 4%, e la mortalità in generale del 7%.
Fonte: Paige E. Miller,Mary Van Elswyk, and Dominik D. Alexander . “Long-Chain Omega-3 Fatty Acids Eicosapentaenoic Acid and Docosahexaenoic Acid and Blood Pressure: A Meta-Analysis of Randomized Controlled Trials” Am J Hypertens (2014) doi: 10.1093/ajh/hpu024 First published online: March 6, 2014
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